Parlare di handicap, disabilità o menomazione significa riferirsi a tre situazioni completamente diverse tra loro. Vogliamo qui dare una definizione corretta per comprendere gli ambiti della legge 104/92. Vediamo quindi cosa si intende con questi tre termini: Disabilità: si tratta della limitazione conseguente a menomazione della capacità di svolgere un compito o un’attività nei modi considerati normali per l’essere umano. Si considera disabile chi ha problemi temporanei o permanenti, reversibili o irreversibili, progressivi o regressivi. Si considera quindi diversamente abile chi non riesce più a svolgere attività e comportamenti che fanno parte della vita quotidiana;
Handicap: si considera handicappata o handicappato la persona che si trova in una condizione di svantaggio sociale a causa di una menomazione o disabilità. In questo caso i portatori di handicap sono limitati nello svolgere un ruolo normale in funzione di età, sesso, fattori culturali o sociali. In presenza di handicap significa, quindi, parlare di qualcosa che si allontana dalla norma e crea una discordanza tra la condizione e le prestazioni della persona rispetto alle aspettative della società, dell’individuo e del gruppo di cui fa parte. Menomazione: indica la perdita o il funzionamento anomalo di una struttura o una funzione fisiologica, anatomica o psicologica e si tende quindi a parlare di disturbo. Facciamo un esempio. Una bambino con paresi celebrale infantile ha una menomazione fisica dalla nascita, una persona senza mano ha una menomazione fisica acquisita, mentre una menomazione psicologica può essere la schizofrenia.
Possiamo quindi dire che mentre la menomazione e la disabilità fanno parte dell’individuo stesso. Una situazione di handicap grave o lieve è legata all’interfacciarsi del soggetto con la società e in particolare riguarda l’incapacità di accogliere chi compie un’attività in modo diverso rispetto a quanto considerato normale.
L’handicap, quindi, diventa tale solo se le condizioni esterne ostacolano la vita della persona ed è un concetto relativo. Pensiamo ad esempio a un bambino in carrozzina, che può muoversi autonomamente grazie alla tecnologia, magari con una carrozzina elettrica o al disabile che, grazie al montascale, può salire al piano superiore di un edificio muovendosi in autonomia.
Diverse tipologie di disabilità
Parlare di disabilità significa parlare anche di tipologie di disabilità e comunemente si considerano problematiche quali:
Autismo;
Malattie croniche;
Disabilità intellettive;
Perdita della memoria;
Malattie psichiche;
Disabilità fisiche come la cecità o la sordità.
Entrando nel dettaglio, nel 2001 l’OMS ha pubblicato, come abbiamo visto sopra, l’ICF ovvero la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute per condividere un linguaggio standard e unificato nella descrizione dello stato di salute. Dei livelli differenti di disabilità.
Questo documento descrive la salute sotto due diversi punti di vista:
ICD-10, un modello di riferimento eziologico sulle cause della malattia;
ICF per la descrizione della disabilità associata a condizioni di salute.
Semplificando, l’ICD 10 fornisce la diagnosi delle malattie e degli stati di salute. L’ICF indica le possibilità di fare e socializzare delle persone diversamente abili. Per evitare stigmatizzazioni, inoltre, l’OMS ha recentemente abbandonato l’uso del termine handicap, caratterizzato da una connotazione negativa. Si preferisce quindi usare il termine disabilità, anche se come abbiamo visto, non è la soluzione più corretta dato che si tratta di due problematiche molto diverse.
Tornando ai tipi di disabilità, i soggetti si distinguono in quattro categorie:
Portatori di disabilità sensoriale, ovvero che riguarda i cinque sensi;
Portatori di disabilità motorie;
Portatori di disabilità intellettive come basso QI, insufficienze mentali o disturbi dell’apprendimento come dislessia, disgrafia, discalculia, ecc;
Portatori di disabilità psichica ovvero con problemi psichici e relazionali (psicosi) o gravi problemi psicologici, come le nevrosi.
Se nella stessa persona sussistono più forme di disabilità si parla generalmente di pluridisabilità, distinguendo tra disabilità principale e associata.
Cause di disabilità e diritti dei disabili
Le cause di disabilità si classificano a seconda dell’età di insorgenza del disturbo e si dividono generalmente in:
Fattori del periodo prenatale genetici o esogeni;
Fattori del periodo perinatale, come asfissia o traumi da parto:
Fattori del periodo postnatale, come infezioni, encefalopatia, traumi fisici e psichici e così via.
Parlando dei diritti dei disabili, già nel 1966 l’ONU ha redatto un documento per definire i diritti economici, sociali e culturali dei disabili dove si afferma, relativamente alla scuola, che “….. il diritto di ogni individuo all’istruzione che deve mirare al pieno sviluppo della personalità umana e del senso della sua dignità e rafforzare il rispetto per i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali. L’ istruzione primaria deve essere obbligatoria e accessibile gratuitamente a tutti…“.
Anche la costituzione italiana, in coerenza con tale documento afferma negli articoli 3 e 34 l’uguaglianza di tutti i cittadini a prescindere dalle loro condizioni personali e sociali e il diritto all’istruzione anche per gli invalidi, così come i diritto ad accedere a tutte le esperienze di vita al pari delle altre persone.
Conclusioni
Appare quindi evidente l’importanza della legge 104/92, dato che i termini menomazione, disabilità e handicap sono nati in un periodo storico dominato dalla visione organicistica della disabilità. Oggi, invece, anziché mettere al centro ciò che non funziona della persona e quindi una disabilità o handicap anche grave, si preferisce valorizzare l’individuo. Fornendoli gli strumenti necessari a vivere una vita piena. Tendendo conto delle diverse aree d funzionamento e redigendo leggi e normative a suo supporto.