Home

 
(Castello di Firenze, 20 ottobre 1914 – Firenze, 28 febbraio 2005)
ci permette di osservare i gesti quotidiani della donna che rassetta la casa e vi fa entrare la primavera. Sono parole di ammirazione e gratitudine per il perpetuarsi di un rituale che ci tiene legati alla vita.
 
Augurio

Camera dopo camera la donna
inseguita dalla mattina canta,
quanto dura le lena
strofina i pavimenti,
spande cera. Si leva, canto tumido
di nuova maritata
che genera e governa,
e interrotto da colpi
di spazzole, di panni
penetra tutto l’alveare, introna
l’aria già di primavera.

Ora che tutt’intorno, a ogni balcone,
la donna compie riti
di fecondità e di morte,
versa acqua nei vasi, immerge fiori,
ravvia le lunghe foglie, schianta
i seccumi, libera i buttoni
per il meglio della pioggia,
per il più caldo del sole,
o miei giovani e forti,
miei vecchi un po’ svaniti,
dico, prego: sia grazia essere qui,
grazia anche l’implorare a mani giunte,
stare a labbra serrate, ad occhi bassi
come chi aspetta la sentenza.
Sia grazia essere qui,
nel giusto della vita,
nell’opera del mondo. Sia così.