Kahlil Gibran
Alcune Note Biografiche:
Kahlil Gibran ( Bsharre, 6 gennaio 1883 – New York, 10 aprile 1931) fu poeta, scrittore, pittore e aforista mistico americano-libanese. Conobbe grande popolarità nella cultura americana degli anni sessanta e continua a essere letto in tutto il mondo. Il suo libro più famoso, Il Profeta , che affronta temi difficili della vita fornendo importanti spunti di riflessione, è stato tradotto in oltre 20 lingue.
DISSE UN FOGLIO DI CARTA BIANCO COME NEVE...
di Kahlil Gibran (da 'Il precursore')
Disse un foglio di carta bianco come neve: "Puro fui creato, e puro rimarrò per sempre.
Preferirei essere bruciato e trasformarmi in candida cenere piuttosto che permettere a un colore scuro di sfiorarmi o a qualcosa di sporco di avvicinarsi a me".
Il calamaio udì quel che il foglio di carta diceva, e rise nel suo cupo cuore; tuttavia mai osò accostarsi a lui.
E lo udirono anche le matite multicolori, e anch'esse mai gli si avvicinarono.
E il foglio di carta bianco come neve rimase puro e casto per sempre, puro e casto - e vuoto.
AMORE
di Kahlil Gibran (da 'Il precursore')
Dicono che sciacallo e talpa
si dissetino allo stesso ruscello
dove va a bere il leone.
E dicono che aquila e avvoltoio
conficchino il becco nella stessa carcassa,
e vadano d'accordo,
in presenza di una cosa morta.
O amore, la cui nobile mano
tiene a bada i miei desideri,
elevando la mia fame e la mia sete
a dignità e fierezza,
non permettere che il forte e il perseverante in me
mangino il pane o bevano il vino
che allettano il mio io più debole.
Che io languisca di fame,
e il mio cuore inaridisca dalla sete,
e io mi spenga e muoia,
prima di tendere la mano
verso un calice che tu non hai colmato,
o verso una coppa che non hai consacrato.
Ricordo
Non lascio che neanche un singolo fantasma del ricordo
svanisca con le nuvole,
ed è la mia perenne consapevolezza del passato
che causa a volte il mio dolore.
ma se dovessi scegliere tra gioia e dolore,
non scambierei i dolori del mio cuore
con le gioie del mondo intero.
Non sono né un artista né un poeta.
Ho trascorso i miei giorni scrivendo e dipingendo,
ma non sono in sintonia
con i miei giorni e le mie notti.
Sono una nube,
una nube che si confonde con gli oggetti,
ma ad essi mai si unisce.
Sono una nube,
e nella nube è la mia solitudine,
la mia fame e la mia sete.
La calamità è che la nube, la mia realtà,
anela di udire qualcunaltro che dica:
"Non sei solo in questo mondo
ma siamo due, insieme,
e io so chi sei tu".
Farò della mia anima uno scrigno
per la tua anima,
del mio cuore una dimora
per la tua bellezza,
del mio petto un sepolcro
per le tue pene.
Ti amerò come le praterie amano la primavera,
e vivrò in te la vita di un fiore
sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome come la valle
canta l'eco delle campane;
ascolterò il linguaggio della tua anima
come la spiaggia ascolta
la storia delle onde.
Nell'ora di bassa marea
ho scritto un verso sulla sabbia
e vi ho effuso intero il mio cuore
e la mia anima.
In tempo di alta marea son tornato
a rivedere i segni tracciati:
e ho letto sulla spiaggia
tutta la mia ignoranza.
Su gioia e dolore
Allora una donna disse: Parlaci della Gioia e del Dolore.
E lui rispose:
La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera,
E il pozzo da cui scaturisce il vostro riso, è stato sovente colmo di lacrime.
E come può essere altrimenti?
Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potrete contenere.
La coppa che contiene il vostro vino non è forse la stessa bruciata nel forno del vasaio?
E il liuto che rasserena il vostro spirito non è forse lo stesso legno scavato dal coltello?
Quando siete felici, guardate nel fondo del vostro cuore e scoprirete che è proprio ciò che vi ha dato dolore a darvi ora gioia.
E quando siete tristi, guardate ancora nel vostro cuore e saprete di piangere per ciò che ieri è stato il vostro godimento.
Alcuni di voi dicono: "La gioia è più grande del dolore", e altri dicono:
"No, è più grande il dolore".
Ma io vi dico che sono inseparabili.
Giungono insieme, e se l'una siede con voi alla vostra mensa, ricordate che l'altro è addormentato nel vostro letto.
In verità voi siete bilance che oscillano tra il dolore e la gioia.
Soltanto quando siete vuoti, siete equilibrati e saldi.
Come quando il tesoriere vi solleva per pesare oro e argento, così la vostra
gioia e il vostro dolore dovranno sollevarsi oppure ricadere.
I vostri figli
I vostri figli non sono figli vostri... sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro
anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli
simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con
tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in
egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.
Nessuno può rivelarvi nulla
se non ciò che già si trova
in stato di dormiveglia
nell’albeggiare della nostra conoscenza.
L’insegnante che avanza
nell’ombra del tempio,
fra i suoi discepoli,
non trasmette la sua sapienza,
ma piuttosto la sua fede
e la sua amorevolezza.
Se è veramente saggio,
non vi introdurrà
nella casa della sua sapienza,
ma vi accompagnerà
alla soglia
della vostra mente.