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Anche le api a primavera alla fine si devono arrendere alla stagione in cui tutto finisce.
Il 1° novembre 2009 ha accolto la dipartita della grande poetessa Alda Merini,
la poetessa del Naviglio di Milano,
la donna che con grande sofferenza visse divisa fra genio e follia
regalandoci parole che sono al tempo stesso trivelle,
che scavano nel nostro essere umani e finestre da spalancare sull'eternità.
Con questi suoi versi vogliamo ricordarla:
O morte,
che tutti credono ributtante e infelice
tu sei una vergine leggiadra che mi scioglierà da questo letame,
la donna
che consegnerà il mio calvario al Signore.
O morte,
che tutti credono deforme,
io ti ho veduta nel sospiro divino.
Danzatrice meravigliosa,
non sai come capisco il tuo eloquio.
Dagli "Amici dell'Adriatico"
Pioggia
Cantava al buio d'aia in aia il gallo.
E gracidò nel bosco la cornacchia:
il sole si mostrava a finestrelle.
Il sol dorò la nebbia della macchia,
poi si nascose; e piovve a catinelle.
Poi tra il cantare delle raganelle
guizzò sui campi un raggio lungo e giallo.
Stupìano i rondinotti dell'estate
di quel sottile scendere di spille:
era un brusìo con languide sorsate
e chiazze larghe e picchi a mille a mille;
poi singhiozzi, e gocciar rado di stille:
di stille d'oro in coppe di cristallo.