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Scrivi, ti prego
di Dino Buzzati
Scrivi, ti prego.
Due righe sole, almeno,
anche se l’animo è sconvolto
e i nervi non tengono più.
Ma ogni giorno.
A denti stretti, magari delle cretinate senza senso,
ma scrivi.
Lo scrivere è una delle più ridicole e patetiche nostre illusioni.
Crediamo di fare cosa importante
tracciando delle contorte linee nere sopra la carta bianca.
Comunque, questo è il tuo mestiere,
che non ti sei scelto tu ma ti è venuto dalla sorte,
solo questa è la porta da cui,
se mai, potrai trovare scampo.
Scrivi, scrivi.
Alla fine, fra tonnellate di carta da buttare via,
una riga si potrà salvare. (Forse.)
Tela (poesia inviata dagli amici di Cuba)
Una nota flottando
Nell'aria,
E la finestra
Apre la notte.
Ogni punto nel cielo,
È uno schermo
di ricordi.
Alcuni cadono
A seminarsi nel pavimento,
Altri, piangono diverse
Densità di dolore.
E la melodia precipita
Sul quadro.
Assistendo alla nascita
Di un sorriso.
David Maria Turoldo nella sua "Il ricordo di un amico" così scriveva:
Penso che nessun’altra cosa ci conforti tanto,
quanto il ricordo di un amico,
la gioia della sua confidenza
o l’immenso sollievo di esserti tu confidato a lui
con assoluta tranquillità:
appunto perché amico.
Conforta il desiderio di rivederlo se lontano,
di evocarlo per sentirlo vicino,
quasi per udire la sua voce
e continuare colloqui mai finiti
Cogliendo lo spunto da queste parole, salutiamo un uomo e un poeta LORIS APOLLONIA, di Santa Giustina (BL), che ci ha da poco lasciati.
Persona di profonda umanità e grandi capacità che ha sempre messo a servizio del bene comune, ha anche partecipato ai nostri concorsi di poesia.
Crediamo che Loris Apollonia sia stato amico per molti. A loro e a tutti noi dedichiamo queste due sue liriche che trovate nella sezione autori >>>
Ringraziamo inoltre sua figlia Anna che ha scritto per noi questo commento alla poesia 'Bufera di novembre', che ci presenta il carattere vitale di Loris, tenace pur negli ostacoli della malattia:
La poesia “Bufera di novembre” racconta tanto di Loris Apollonia, ma ogni poesia in fondo lo fa. L’ispirazione è stata la tempesta Vaia, che ha colpito fortemente il Bellunese, dove viveva, a fine ottobre 2018. Il testo, nato con l’idea di poterlo magari rendere una canzone dagli amici di un coro locale - per questo ha questa metrica particolare - racconta quello è che stato l’impatto della malattia nella sua vita. Loris ha convissuto per vent’anni con il morbo di Parkinson, che lo ha costretto a trovare un modo diverso di vivere, un modo nuovo di fare le cose, che fosse compatibile con le limitazioni fisiche che venivano fuori con il tempo. Lui un modo nuovo di fare le cose lo ha trovato, scoprendo nuovi talenti come la poesia o il racconto, come la costruzione di velieri in miniatura… Era la sua battaglia per rimanere protagonista della sua vita fino alla fine, cosa che gli è riuscita.
Ci dedichiamo alla lettura di due liriche di Eugenio Montale, per entrare nella sensibilità dell'autore che nel ricordo della moglie scomparsa volge il suo sguardo alla vita per riconoscere che spesso non serve 'vedere' con gli occhi. Il poeta ci ricorda poi che il significato dell'esistenza spesso risiede nelle cose semplici. 1) Ho sceso, dandoti il bracco |
Edmondo De Amicis ci ha regalato anche belle poesie, come queste dedicate a uno scrittore e alla madre. 1) Incoraggiamento |
ho sceso, dandoti il braccio
HO SCESO, DANDOTI IL BRACCIO
di Eugenio Montale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
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Dante Alighieri - Il Convivio
Scomodiamo il Sommo Poeta per gustarci qualche passaggio de 'Il Convivio', opera composta fra il 1304 ed il 1308 nei primi anni dell'esilio.
Dante immagina di invitare i lettori a un 'banchetto' filosofico, ritenendo che tutti gli uomini abbiano il desiderio innato di apprendere e sapere, ma che non tutti possano coltivarlo.
Egli offre la "vivanda" delle sue canzoni, accompagnata dal "pane" dei commenti in prosa.
Ecco qualche estratto, ma vi esortiamo ad autoinvitarvi al simposio e a leggervelo una portata per volta, senza fretta ... Dante approverebbe!